Amore di...vino

Da un po' di tempo ormai la tendenza della degustazione si è prepotentemente fatta spazio nell'ambito delle attività offerte da ristoratori ed enoteche. E allora, approfittando di un soggiorno settembrino a Ragusa, non ci siamo lasciati sfuggire l'occasione di provare una degustazione di vini o, per essere più giovani , wine tasting. La terra siciliana è sempre stata una delle mie mete preferite. Caldo, mare, gente ospitale, cibo ottimo e grandi vini, anche se non sono un gran intenditore di questi. Proprio per questo le offerte di degustazione, almeno nella zona del ragusano, sono molteplici e non è facile scegliere. Dopo un capillare giro in rete, la nostra scelta ricade sull'Azienda Vinicola Poggio di Bortolone in località Chiaramonte Gulfi (RG) che con 30 euro a persona offre la degustazione di 4 calici di vino e assaggi di specialità siciliane. Mai scelta fu così più azzeccata.
Dopo aver prenotato online inserendo giorno e ora preferiti bisogna attendere la conferma da parte dell'Azienda (arrivata via email la mattina seguente) e quindi si può procedere con il pagamento direttamene dall'email di conferma ricevuta; tutto davvero comodo.
Ad attenderci in Azienda troviamo Pierluigi, il titolare, che subito ci fa immergere nel suo mondo, di mosto e anidride carbonica, facendoci fare un giro della cantina dove si trovano tutti i macchinari per la produzione. Ci spiega accuratamente tutte le fasi che partono dall'acino d'uva fino alla bottiglia etichettata.
Si inizia dalla raspatura il processo che porta, per mezzo di un macchinario, alla separazione dell'acino dal raspo; il macchinario tramite una pompa trasferisce gli acini o in una pressa (vini bianchi) o in un silos (vini rossi).

(macchinario per la raspatura)

La domanda che nasce spontanea è: "perché a seconda del vino da fare il trasferimento avviene in due modi differenti?". Tutto molto semplice, la pressa inizia subito la fase di spremitura e quindi materialmente spreme l'acino facendo uscire il succo (bianco) scartando semi e bucce grazie alla pressione di un palloncino che si trova all'interno. 
Il silos invece lascia macerare gli acini con semi e bucce e raggiunto il colore desiderato (vino rosso), solo a quel punto passa nella pressa; per ottenere un Nero d'Avola circa 12 giorni di macerazione nel silos che ogni 6 ore provvede automaticamente a rimescolare il tutto.
E se invece volessimo un rosato? Molto semplice, meno tempo nel silos.
Dopo la pressa è il momento dello stoccaggio, i vini vengono messi "a riposo" per il tempo necessario, si va da 2/3 mesi per un rosato a 2/3 anni per un Cerasuolo.

(silos e pressa)

Passato il tempo necessario arriva finalmente il tempo dell'imbottigliamento e dell'etichettatura, e qui entra in gioco un altro macchinario che toglie l'ossigeno dall'interno delle bottiglie vuote e inserisce azoto alimentare, provvede a riempire la bottiglia di vino, sigillarla ed etichettarla.


(macchinario per imbottigliamento)















Tutta questo fantastico processo è stata illustrato da Pierluigi in circa un'oretta di visita per poi iniziare la seconda parte: la degustazione.
Purtroppo non abbiamo potuto godere della grande terrazza causa maltempo e il tutto è stato preparato all'interno, ma parlare di degustazione è davvero riduttivo; ci vengono messi davanti vassoi con toma di capra girgentana (rara razza di capra di Agrigento), pecorino piacentinu ennese allo zafferano, pecorino affinato in bucce di Nero d'Avola, mozzarelle di bufala, scacce pomodoro e cipolla, scacce pomodoro e prezzemolo, scacce con melanzane, scacce con formaggio e cipolla, impanada di carne di pollo, olive Bella di Spagna con finocchietto, salsiccia secca, salame ragusano con cioccolato all'interno, pancetta arrotolata e prosciutto, il tutto proveniente da macelleria di fiducia. Prodotti ricercati e buonissimi acquistati da Lorella, la compagna di Pierluigi. E non solo, Lorella ha provveduto a preparare lei stessa le scacce. Se vi sembra tanta roba leggendo, non avete visto la quantità.
Si inizia con i vini e i relativi abbinamenti.
Il primo vino che ci viene proposto è rosato "Rosachiara" (50% Frappato e 50% Nero d'Avola) - abbinamento con latticini freschi.
Proseguiamo con un cerasuolo "Frappato" (100% Frappato), sentore di ciliegia - abbinamento formaggi, salumi e scacce formaggio e cipolla. Di questa varietà di vino sono stati accertati ritrovamenti nelle anfore di Pompei, il "vino mesopotatium".
Poi con un rosso "Contessa Costanza" (50% Frappato e 50% Nero d'Avola), sentore di prugna - abbinamento parmigiana e carni rosse.
Infine con la punta di diamante dell'Azienda, il "Petiverdò", colore rosso rubino da abbinare a carni importanti e con pesce strutturato e grasso quale il pesce spada, sgombro o pesce spatola.


Dicevo che chiamarla degustazione è riduttivo, sia perché è un vero e proprio pranzo, sia perché il rapporto che si instaura con Pierluigi e Lorella è davvero unico. Ritrovarsi, alla fine, tutti seduti a chiacchierare come amici e sorseggiare vino va oltre l'esperienza pagata.
Naturalmente tutto il cibo, viste le quantità, non è stato consumato tutto e, dato che il cibo non si spreca, nessun problema, Lorella prontamente ha provveduto a confezionare il tutto per l'asporto mentre Pierluigi provvedeva alla stessa cosa con i vini. Davvero unici. Beh! Ci abbiamo mangiato e bevuto altri 2 giorni.
Oltretutto durante la degustazione è arrivato anche un carico d'uva, quindi abbiamo anche assistito al travaso dell'uva nel macchinario per la raspatura e al suo pompaggio in silos o pressa.
Insomma una fantastica esperienza che ci ha fatto immergere, per un giorno, nell'amore e la passione di questi due ragazzi per il vino e il territorio. Una cosa da non sottovalutare è che il tutto è stato fatto sotto periodo di vendemmia ed è raro trovare in tale periodo la grande disponibilità che ci è stata data.


Rapporto qualità/prezzo eccellente, Pierluigi e Lorella preparati, cordiali e alla mano, cibo da leccarsi i baffi. Che aspettate quindi? Se vi trovate da quelle parti la tappa è d'obbligo. 
Un'altra bella realtà italiana da raccontare.


















Vigneti sul mare

Sicuramente vi sarà capitato di sorseggiare un buon calice di vino al tramonto, ma presso l'Azienda Agricola San Giovanni a Castellabbate (SA) sarà tutto diverso.
Il posto non è proprio agile da raggiungere ma le "fatiche" saranno premiate.
Partiamo dalla cosa più importante, per raggiungere il posto, e se non siete pratici della zona, impostate il navigatore su località Lago. Una volta giunti impostate di nuovo il navigatore sull'indirizzo dell'Azienda in località Punta Tresino. In questo modo farete circa 2 km di strada sterrata in salita (eviterei automobili troppo basse). In caso contrario il navigatore vi porterà su una strada sterrata di circa 6 km  poco percorribile in auto e sarà tutto più difficile, experientia docet
Arrivati alla meta non troverete altro che tavoli, sedie e un telone a copertura e non vi servirà nient'altro perché ci penserà la natura a fare il suo compito e, se sarete fortunati di essere gli unici ospiti della serata, vi godrete la pace e la tranquillità che rendono magico il posto.

Seduti su una collina che scende sul mare cristallino  sulle cui pendici trovano posto dei verdi vigneti, da lì a poco, molto lentamente il sole calerà sui bassi promontori e godrete di uno dei tramonti più belli mai visti.
I vini vengono abbinati a semplici taglieri di salumi, formaggi e pane con olio ed è questo il punto di forza: la semplicità.
I vini: qui si apre un capitolo a parte, perché mentre i taglieri sono semplici i vini la fanno da padrone con i loro particolari aromi e sapori.
Vini con nomi particolari che richiamano al territorio, Paestum e Tresinus (bianchi), Castellabate,  Maroccia e Ficonera (rossi).
Le bottiglie di vino partono da 11 euro, calice di vino 4 euro, taglieri da 4 a 6 euro.
Da tenere d'occhio gli eventi che organizzano tra cui le serate degustazione con musica. 
Insomma un'altra bella realtà italiana degna di nota. 

Bufale, bufale, bufale

Quando abbiamo di fronte una mozzarella di bufala, quando al primo morso l'oro bianco inizia a sgorgare, quando ne assaporiamo il sapore pensiamo a tutto fuorché a chi fornisce la materia prima; la bufala.
Patria della mozzarella di bufala, da che mondo è mondo, è sempre stata la Campania e se vogliamo conoscere qualcosa in più su questa prelibatezza non possiamo che pensare alla Tenuta Vannulo a Capaccio in provincia di Salerno.
Qui potrete visitare tutti i locali di produzione, dove vengono prodotti gli articoli in pelle di bufala da abili artigiani, il  museo dove vengono raccolti tutti gli attrezzi che si usavano un tempo ed infine un giro dentro le stalle.



Circa 1 ora di visita con personale che vi racconterà un po' di curiosità al costo di 40 euro da dividere tra i partecipanti. Il consiglio è di chiedere durante la chiamata per prenotare se sono previste altre persone. Alla fine del giro assaggio della mozzarella appena mozzata. Più km 0 di così non si può. A proposito, il nome mozzarella deriva proprio dal gesto di staccare a mano la futura mozzarella dalla massa cioè di mozzare. Pensate che l'abilità di chi mozza è proprio nello staccare la quantità giusta per il peso del prodotto da fare. Per questo da Vannulo sarà raro trovare una mozzarella con identico peso di un'altra.


Prima particolarità, il caseificio Vannulo ha solo un punto vendita, appunto a Capaccio, e se volete assaggiare i suoi prodotti, beh... la mozzarella ve la dovete venire a prendere qui, perché la loro strategia è non spedire alcun tipo di prodotto per non alterare i sapori.
Seconda particolarità, il latte delle bufale non viene pastorizzato e la mozzarella assume tutto il suo naturale sapore.
Terza particolarità, questo è un vero e proprio resort per bufale. Qui, questi splendidi animali, vengono massaggiati, lavati, coccolati e ascoltano musica, tutto con un programma giornaliero ben preciso. 
Ma la cosa che davvero ha dell'incredibile è che le bufale eseguono tutte queste operazioni in completa autonomia. Ebbene sì, sono loro a decidere quando andare al massaggio o a farsi mungere per dare questo favoloso latte.
Grazie ad un macchinario all'avanguardia, dotato di un ingresso e di un'uscita, quando la bufala sente che ha abbastanza latte per essere munta e quindi ha voglia di "alleggerirsi" un po', entra  nello spazio preposto ed automaticamente un braccio provvisto di sensori e ventose provvede alla mungitura. Un volta finito la bufala, sempre in autonomia, si allontana. Però un piccolo trucco c'è; la bufala al collo porta un sensore che impedisce l'apertura della porta del macchinario se l'animale è stato munto da poco. 
Le bufale che si trovano all'interno dello stabilimento sono di origine indiana, probabilmente portate nel nostro paese dagli antichi romani, e sono degli animali molto docili. Sono bufale d'acqua e proprio per questo durante la giornata hanno bisogno di rinfrescarsi spesso. Ma qui si va oltre, perché con un sistema tipo autolavaggio addirittura si fanno un bel massaggio.


Gli animali vengono tenuti con estrema attenzione e non assumono nessun tipo di prodotto che potrebbe alterare il latte.

                                                                     

Alla fine dell'interessantissimo tour potrete acquistare i prodotti del caseificio nei vari locali di vendita. La mozzarella è un po' più cara ma ne vale davvero la pena.
Altro punto vendita da non farsi scappare è la pasticceria dove vengono venduti gelati, yogurt e dolci tutti rigorosamente a base di latte di bufala. Ottimo il cannolo con ricotta di bufala riempito al momento.

                                                                                          





Poseidone e Pesto

Vacanze nel Cilento, tra mozzarella di bufala, buon cibo e mare cristallino non può mancare una visita al Parco Archeologico di Paestum. 
Paestum o Pesto, è un'antica città della Magna Grecia chiamata dai Greci Poseidonia in onore del dio del mare Poseidone. 
Conquistata dai Lucani (Paistom) e infine dai Romani, proprio quest'ultimi la ribattezzarono Paestum.
All'interno del complesso troverete templi greci e l'agglomerato urbano dell'epoca provvisto delle abitazioni, anfiteatro e botteghe.
Forse non tutti sanno che i templi presenti a Paestum sono ritenuti quali i migliori conservati al mondo. Insomma una piccola Grecia nostrana.
Appena entrati vi si parerà davanti, in tutta la sua imponenza, il Tempio di Nettuno. 

                                          Tempio di Nettuno o Era                                                 

In verità la diatriba sulla costruzione del Tempio è ancora aperta perché i primi storici, essendo il Tempio il più grande, pensarono che non poteva che essere intitolato al dio che dava il nome alla città, appunto Nettuno o Poseidone. Successivamente gli studi hanno portato a pensare che tale costruzione fosse in onore di Era, Zeus o Apollo. Diciamo che Era è in vantaggio.
Di fianco troverete la Basilica che, altro non è, che un altro tempio dedicato a Era.

             Basilica o Tempio di Era                      

Infine, quasi all'uscita ci sarà il Tempio di Atena. 

Tempio di Atena

Durante il percorso, con un po' di immaginazione, potrete ammirare le antiche botteghe, il macellum (mercato del pesce e della carne), l'anfiteatro, le abitazioni e perfino una casa con piscina.
D'estate consiglio di visitare il sito nel tardo pomeriggio, sia per evitare le ore più calde sia per godersi il calare del sole sui templi e la successiva illuminazione.
Per i temerari che preferiscono "godersi" il sole; scarpe comode, acqua e cappellino. Ci sono pochissime zone d'ombra.
Il giro dura circa 1 ora, purtroppo non c'è possibilità della guida però esiste l'app del Parco Archeologico da scaricare (Android e Ios). Altra alternativa molto valida è l'app "Izi Travel" che, mediante il gps del cellulare, farà partire automaticamente la spiegazione di quello che state vedendo appena vi avvicinerete alle rovine.


Il biglietto costa 12 euro (parco e museo), biglietto famiglia (adulti e ragazzi fino a 25 anni) 20 euro. Il biglietto ha validità 3 giorni e permette di entrare anche al museo e alla città di Velia che dista circa 45 minuti.
Consigli da turista... il Parco Archeologico si trova in area pedonale e il parcheggio costa 1 euro l'ora sulla strada oppure 3 euro l'intera giornata nel parcheggio a ridosso dell'area pedonale. Se trovate posto potete parcheggiare gratuitamente nella zona dei locali in via Tavernelle (circa 700 metri di distanza), la zona pedonale inizia alle 20:00.
Se visitate il sito nel tardo pomeriggio, all'uscita, potere optare per cenare alla "Bottega del Gusto", proprio di fronte al Parco. Da lì,  mentre assaporate un'ottimo hamburger di bufalo con contorno di patatine e insalata mista, potrete ammirare i Templi illuminati. Prezzo dell'hamburger comprensivo di contorno 9 euro. Antipasto, ottimo, 10 euro. Chiacchiere e battute con il cameriere, gratis.
Il Museo, situato di fronte al sito, chiude alle 19:00 quindi sarebbe da visitare prima questo, con aria condizionata, e successivamente il Parco Archeologico.
Nel Museo si possono ammirare tutti i ritrovamenti avvenuti nel sito archeologico, le splendide anfore, le tombe e uno scheletro corredato delle armi. Inoltre potrete ammirare la famosa tomba del tuffatore.


Il Mausoleo di Augusto

Tra i molteplici monumenti di Roma, tra quelli più famosi e resi celebri dai film americani, vicino alla più nota Ara Pacis, si erge il Mausoleo di Augusto; per anni "il dente cariato di Roma". Dal 1° marzo 2021, dopo 14 anni, il Mausoleo di Augusto viene restituito ai cittadini romani e viene riaperto al pubblico. 


C'è da dire subito una cosa, dopo tutti questi anni qualcosa in più poteva essere fatta perché all'interno non c'è niente se non stanze vuote e la camera dei defunti. All'inizio non è stato trattato proprio bene dai romani moderni, anzi, era usanza buttarci la spazzatura; da qui l'epiteto "il dente cariato" anche dovuto alla sua forma tondeggiante. 
Allora perché visitarlo? Perché non c'è niente ma c'è tutto. 
È la firma di Augusto alla sua brillante ascesa e alla sua voglia di modernizzare Roma. Venne costruito da Augusto nel 28 a.c. che, forse preso dalla foga della vittoria ad Azio (contro Marco Antonio e Cleopatra), decide di erigere il più grande monumento funerario del mondo e proprio dentro le mura di Roma cosa proibita in quanto, per ragioni anche di igiene, i defunti dovevano essere seppelliti fuori le cinta murarie. Insomma un'altra trovata geniale di Augusto per rimanere impresso nella storia. Al suo interno verrano sepolti tutti i membri della famiglia imperiale tra cui Marco Agrippa e Poppea, moglie di Nerone che a differenza non ebbe questo onore, causa indegnità


Nella mente di Augusto tale monumento deve lasciare il segno nella storia ma, la storia, non è d'accordo. Infatti durante il Medioevo le varie inondazioni rovinarono la struttura abbattendo i due obelischi posti all'entrata. 
Nel XII secolo, i Colonna, ne fanno un giardino e orto. 
Nel 1500 Francesco Soderini acquista i resti del Mausoleo e ne fa la sua dimora privata.
Nel XVII secolo, il portoghese Benedetto Correa de Sylva, ne entra in possesso e lo affitta allo spagnolo Bernardo Matas, che ci fa una bella locanda e, già che c'è, ci piazza un anfiteatro dove viene svolta la Giostra delle Bufale (una sorta di corrida romana). Qui entra in gioco Papa Pio VIII che, nel 1829 andando contro il volere del popolo, proibisce lo spettacolo perché troppo violento.
Allora che si fa? Un bel posto dove fare i cosiddetti "Fochetti" i giochi pirotecnici di Roma e proprio dai romani l'anfiteatro viene rinominato "Anfiteatro Corea". A Roma le doppie si mettono e si levano a piacimento. 
In tempi più recenti, siamo nel 1907, il Comune di Roma lo acquista e crea la più grande sala per concerti d'Europa. L' edificio è apprezzatissimo per la perfetta acustica. Durante la prima guerra mondiale, Toscanini, dirige un'opera di Wagner, attirando su di sé le critiche dei romani per aver esaltato il compositore nemico.
Infine nel 1934, Benito Mussolini, inizia le opere di abbattimento delle case intorno al Mausoleo per riportarlo al suo splendore.  E proprio lui manifestò la volontà, alla sua morte, di sostituire la statua bronzea di Augusto con la sua. Probabilmente è proprio questo il motivo che ha portato questo monumento a non essere amato dai romani, il suo "legame" con il fascismo. Insomma la storia del Mausoleo è stata molto travagliata e sicuramente ha lasciato il segno nei tempi e probabilmente, anche se non era proprio questo che si aspettava,  Augusto avrebbe apprezzato, lui che sul letto di morte sospirò  “se lo spettacolo vi è piaciuto, applaudite". A noi non rimane che applaudire. L'ingresso dovrebbe essere ancora gratuito ma con 18 euro avete a disposizione una guida che in 1 ora vi farà immergere nelle curiosità del monumento. 

Per ultimo consiglierei, a fine visita, di fare un salto alla vicina Ara Pacis dove, anche da fuori, è possibile vedere la rappresentazione, su un lato del monumento, dei personaggi sepolti nel Mausoleo. Magari potete provare a riconoscerli.

Mosè cornuto

Probabilmente tutti conosciamo il famoso Mosè scolpito da Michelangelo Buonarroti nella Basilica di San Pietro in Vincoli. Un'opera bellissima ed imponente ma... con una particolarità. Mosè ha le corna!
Ma non vi voglio parlare della statua più famosa ma di un'altra che forse non tutti conoscono perché si perde tra le bellezze di Roma e per trovarla... bisogna alzare gli occhi al cielo.
Sto parlando della Colonna dell' Immacolata Concezione vicino a Piazza di Spagna, nell'adiacente Piazza Mignanelli. Su questa colonna è presente un'altra statua di Mosè e, anche questo ha le corna, ma l'autore è diverso infatti è il meno famoso e criticato Ignazio Jacometti. 

Mosè presente alla base della Colonna dell' Immacolata Concezione

Sul basamento della colonna ci sono quattro statue, David, Isaia, Ezechiele e per l'appunto Mosè. Jacometti scolpì solo quest'ultima e proprio questa fu oggetto delle famose pasquinate. Pasquino gridava alla statua di parlare ma la statua rispondeva "non posso!". Quando Pasquino gli chiede almeno di fischiare, Mosè rispose "Sì, fischio lo scultore". 
La pasquinata fu ripresa dalla nota storia del Buonarroti che dopo aver scolpito il più rinomato Mosè, ammirandolo, gli chiese "perché non parli" colpendolo con un martello sul ginocchio. 
Ma torniamo a noi, due scultori famosi e non, due posti differenti, ma entrambe le statue con le corna.
Perché?
Tutto, come sempre, deriva da un errore. Un errore di traduzione.
Nel Libro dell'Esodo (34-29) si racconta che Mosè, scendendo dal Monte Sinai, avesse due raggi sulla fronte. I raggi, in ebraico "karan", probabilmente furono confusi e tradotti con il termine "keren" che significa corna. Gli scultori rifacendosi all'iconografia classica scolpirono Mosè appunto con le corna in fronte.

Venezia, Cicchetti e Spritz

Luglio 2020... pandemia... pochi turisti... aiutiamo le nostre città... decidiamo di aiutare Venezia, la nostra meta preferita.
Cosa ha Venezia per noi di diverso dagli altri posti? 
E' dove ti perdi in un attimo nei suoi vicoli e per raggiungere un luogo puoi metterci il doppio del tempo (santo Google Maps che ci viene in aiuto). Abbiamo avuto esperienze di vicoli ciechi o che finivano direttamente nei canali. E poi?
I bacari e i loro cicchetti. Il bacaro (o bacareto) è la tipica osteria popolare veneziana. Oggi molto più moderne ma ne restano ancora di storiche. Nel bacaro vengono serviti i cicchetti, ossia stuzzicanti assaggini di vari prodotti locali: baccalà, alici marinate, sarde in saor e via dicendo.
Guidati dalla fame, in quanto arrivati per l'ora di pranzo, abbiamo trovato il "Bacaro alla Ciurma" nel quartiere San Polo. Qui abbiamo gustato degli abbinamenti davvero particolari, il secondo giro di cicchetti lo potete vedere in foto.

Cicchetti alla "Ciurma"

Il prezzo dei cicchetti può variare a seconda del prodotto con cui è farcito, ma la media è di circa 1.50 - 3 euro. Da assaggiare insieme all'ombra, cioè il bicchiere di vino chiamato così perché ai tempi della Serenissima il vino veniva lasciato dagli osti all'ombra per mantenerlo fresco e non farlo deteriorare. Non si può andare via da Venezia senza essere entrati almeno per una sosta.
 
Spritz perché qui lo Spritz è un'icona, non dite in giro che fuori da Venezia un bicchiere di Spritz si paga dai 5 euro in su, vi potrebbero offendere. Lo Spritz a Venezia si paga 2.50 euro. Assolutamente da provare lo Spritz bianco.
Il Gianduiotto. No, non è il famoso cioccolatino, ma è un gelato da passeggio. Lo abbiamo assaggiato da Nico, una bomba atomica di sapore. Prezzo 4 euro, ma una porzione basta anche per 2 persone.

Gianduiotto da passeggio da "Nico"

I tramezzini (tramesin), e non pensate ai tramezzini delle feste scolastiche in gioventù. Questi pesano il triplo e si possono trovare con farciture mai provate prima, come gli sfilacci di carne di cavallo. Noi ci siamo fermati al bar "Alla Toletta". Preparatevi alla fila da fare.

La vetrina del bar "Alla Toeletta"



Passeggiate notturne sui canali, tra ponti e luci che risplendono sull'acqua. La magia di questa città sta negli occhi di chi la guarda.

Piazza San Marco

Ponte di Rialto

San Giuseppe, Tivoli e il finto patrono

Tivoli, la mia città natale, oltre ad essere famosa per le tante Ville romane da visitare, ha anche una particolarità. 
Sapete qual è il Santo patrono di Tivoli? San Lorenzo. Bene, quindi il 10 agosto è festa patronale direte voi? Ebbene no!
Giorno di festa a Tivoli, quando chiudono scuole ed è giorno festivo per tutti, è il 19 marzo, il giorno del mio compleanno. Sì, mi chiamo Giuseppe e sono nato il giorno di San Giuseppe.
Tutto risale al 1895 quando l'allora sindaco G.Battista Giannozzi istituì tre giorni di fiera di merci e bestiame (19, 20 e 21 marzo) per risollevare l'economia della città. Durante tale fiera furono organizzate feste, lotterie e concerti. Dal 1932 le festività si ridussero a soli due giorni, 19 e 20 marzo, tramite un manifesto emesso dal podestà Conte Brigante Colonna. 
Durante la 2^ guerra mondiale, naturalmente, fu sospesa qualsiasi iniziativa e solo nel 1949, grazie al sindaco dott. Ignazio Missoni, i giorni di festa ripresero.
Oggi la fiera si svolge solo nel giorno del 19 marzo, appunto San Giuseppe, ed essendo festa patronale risulta giorno festivo. Nel centro storico di Tivoli viene organizzata una grandissima fiera.
Se passate in quel giorno, non fatevi scappare un assaggio dei buonissimi bignè di San Giuseppe o nella versione più gustosa, zeppole di San Giuseppe.


Tivoli e le sue cascate









L'Abbazia e il Paradiso


Boville Ernica... questa sconosciuta.

Chiedo scusa anticipatamente a chi conosce questa località, ma io fino al 2021 non sapevo nemmeno della sua esistenza. E già, tutto inizia una domenica mattina, quando con la mia dolce metà, decidiamo di visitare l'Abbazia di Montecassino. Un visita davvero spettacolare vista l'imponenza e la storia di questo luogo. L'Abbazia fu bombardata la mattina del 15 febbraio 1944 con ben 453 tonnellate di bombe da parte della forza aerea alleata, già avete letto bene... alleata. L'allora presidente degli Stati Uniti, Rooselvelt, in conferenza stampa dichiarò che tale gesto fu messo in atto in quanto all'interno dell'Abbazia c'erano truppe tedesche senza però fornire prove esaurienti. Ma veniamo a noi, oggi l'Abbazia completamente ristrutturata è uno dei luoghi di culto più importanti del Lazio e merita davvero una visita. L'entrata è gratuita e il parcheggio, di fronte all'entrata, è a soli 3 euro.


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Terminata la visita, essendo ora di pranzo, cerchiamo un posticino dove poter mangiare. Cosa non facile viste ancora le restrizioni Covid-19. Ed è così che, volendo un po' uscire dai soliti menù tipicamente ciociari (cucina ottima), decidiamo di mangiare pesce e finiamo in località Boville Ernica, precisamente al Paradiso22. Mai un nome fu così azzeccato. Seduti, il gentilissimo personale, ci fa presente che, proprio per le restrizioni Covid, non hanno menù alla carta ma solo un percorso degustazione di pesce al costo di 50 euro a persona (4 antipasti, 2 primi, 1 secondo e 1 dolce). Prezzo notevole, certo, ma che è valso fino all'ultimo centesimo. Un prelibatezza per gli occhi e per il palato, presentazione dei piatti curatissima, abbinamenti fantasiosi che rendono ogni piatto unico.

calamaro, peperoni e
ananas caramellate
parfait alla fragola, cioccolato
croccante e mango piccante
salmone, pompelmo, aria di
rapa rossa e ricotta erborinata



Naturalmente con la fine delle restrizioni si tornerà al menu alla carta. Un plauso a questi ragazzi che ci mettono davvero tanto amore e passione. Promossi. 
Se passate di lì, merita una sosta. 



 


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