Il Mausoleo di Augusto

Tra i molteplici monumenti di Roma, tra quelli più famosi e resi celebri dai film americani, vicino alla più nota Ara Pacis, si erge il Mausoleo di Augusto; per anni "il dente cariato di Roma". Dal 1° marzo 2021, dopo 14 anni, il Mausoleo di Augusto viene restituito ai cittadini romani e viene riaperto al pubblico. 


C'è da dire subito una cosa, dopo tutti questi anni qualcosa in più poteva essere fatta perché all'interno non c'è niente se non stanze vuote e la camera dei defunti. All'inizio non è stato trattato proprio bene dai romani moderni, anzi, era usanza buttarci la spazzatura; da qui l'epiteto "il dente cariato" anche dovuto alla sua forma tondeggiante. 
Allora perché visitarlo? Perché non c'è niente ma c'è tutto. 
È la firma di Augusto alla sua brillante ascesa e alla sua voglia di modernizzare Roma. Venne costruito da Augusto nel 28 a.c. che, forse preso dalla foga della vittoria ad Azio (contro Marco Antonio e Cleopatra), decide di erigere il più grande monumento funerario del mondo e proprio dentro le mura di Roma cosa proibita in quanto, per ragioni anche di igiene, i defunti dovevano essere seppelliti fuori le cinta murarie. Insomma un'altra trovata geniale di Augusto per rimanere impresso nella storia. Al suo interno verrano sepolti tutti i membri della famiglia imperiale tra cui Marco Agrippa e Poppea, moglie di Nerone che a differenza non ebbe questo onore, causa indegnità


Nella mente di Augusto tale monumento deve lasciare il segno nella storia ma, la storia, non è d'accordo. Infatti durante il Medioevo le varie inondazioni rovinarono la struttura abbattendo i due obelischi posti all'entrata. 
Nel XII secolo, i Colonna, ne fanno un giardino e orto. 
Nel 1500 Francesco Soderini acquista i resti del Mausoleo e ne fa la sua dimora privata.
Nel XVII secolo, il portoghese Benedetto Correa de Sylva, ne entra in possesso e lo affitta allo spagnolo Bernardo Matas, che ci fa una bella locanda e, già che c'è, ci piazza un anfiteatro dove viene svolta la Giostra delle Bufale (una sorta di corrida romana). Qui entra in gioco Papa Pio VIII che, nel 1829 andando contro il volere del popolo, proibisce lo spettacolo perché troppo violento.
Allora che si fa? Un bel posto dove fare i cosiddetti "Fochetti" i giochi pirotecnici di Roma e proprio dai romani l'anfiteatro viene rinominato "Anfiteatro Corea". A Roma le doppie si mettono e si levano a piacimento. 
In tempi più recenti, siamo nel 1907, il Comune di Roma lo acquista e crea la più grande sala per concerti d'Europa. L' edificio è apprezzatissimo per la perfetta acustica. Durante la prima guerra mondiale, Toscanini, dirige un'opera di Wagner, attirando su di sé le critiche dei romani per aver esaltato il compositore nemico.
Infine nel 1934, Benito Mussolini, inizia le opere di abbattimento delle case intorno al Mausoleo per riportarlo al suo splendore.  E proprio lui manifestò la volontà, alla sua morte, di sostituire la statua bronzea di Augusto con la sua. Probabilmente è proprio questo il motivo che ha portato questo monumento a non essere amato dai romani, il suo "legame" con il fascismo. Insomma la storia del Mausoleo è stata molto travagliata e sicuramente ha lasciato il segno nei tempi e probabilmente, anche se non era proprio questo che si aspettava,  Augusto avrebbe apprezzato, lui che sul letto di morte sospirò  “se lo spettacolo vi è piaciuto, applaudite". A noi non rimane che applaudire. L'ingresso dovrebbe essere ancora gratuito ma con 18 euro avete a disposizione una guida che in 1 ora vi farà immergere nelle curiosità del monumento. 

Per ultimo consiglierei, a fine visita, di fare un salto alla vicina Ara Pacis dove, anche da fuori, è possibile vedere la rappresentazione, su un lato del monumento, dei personaggi sepolti nel Mausoleo. Magari potete provare a riconoscerli.

Mosè cornuto

Probabilmente tutti conosciamo il famoso Mosè scolpito da Michelangelo Buonarroti nella Basilica di San Pietro in Vincoli. Un'opera bellissima ed imponente ma... con una particolarità. Mosè ha le corna!
Ma non vi voglio parlare della statua più famosa ma di un'altra che forse non tutti conoscono perché si perde tra le bellezze di Roma e per trovarla... bisogna alzare gli occhi al cielo.
Sto parlando della Colonna dell' Immacolata Concezione vicino a Piazza di Spagna, nell'adiacente Piazza Mignanelli. Su questa colonna è presente un'altra statua di Mosè e, anche questo ha le corna, ma l'autore è diverso infatti è il meno famoso e criticato Ignazio Jacometti. 

Mosè presente alla base della Colonna dell' Immacolata Concezione

Sul basamento della colonna ci sono quattro statue, David, Isaia, Ezechiele e per l'appunto Mosè. Jacometti scolpì solo quest'ultima e proprio questa fu oggetto delle famose pasquinate. Pasquino gridava alla statua di parlare ma la statua rispondeva "non posso!". Quando Pasquino gli chiede almeno di fischiare, Mosè rispose "Sì, fischio lo scultore". 
La pasquinata fu ripresa dalla nota storia del Buonarroti che dopo aver scolpito il più rinomato Mosè, ammirandolo, gli chiese "perché non parli" colpendolo con un martello sul ginocchio. 
Ma torniamo a noi, due scultori famosi e non, due posti differenti, ma entrambe le statue con le corna.
Perché?
Tutto, come sempre, deriva da un errore. Un errore di traduzione.
Nel Libro dell'Esodo (34-29) si racconta che Mosè, scendendo dal Monte Sinai, avesse due raggi sulla fronte. I raggi, in ebraico "karan", probabilmente furono confusi e tradotti con il termine "keren" che significa corna. Gli scultori rifacendosi all'iconografia classica scolpirono Mosè appunto con le corna in fronte.

Venezia, Cicchetti e Spritz

Luglio 2020... pandemia... pochi turisti... aiutiamo le nostre città... decidiamo di aiutare Venezia, la nostra meta preferita.
Cosa ha Venezia per noi di diverso dagli altri posti? 
E' dove ti perdi in un attimo nei suoi vicoli e per raggiungere un luogo puoi metterci il doppio del tempo (santo Google Maps che ci viene in aiuto). Abbiamo avuto esperienze di vicoli ciechi o che finivano direttamente nei canali. E poi?
I bacari e i loro cicchetti. Il bacaro (o bacareto) è la tipica osteria popolare veneziana. Oggi molto più moderne ma ne restano ancora di storiche. Nel bacaro vengono serviti i cicchetti, ossia stuzzicanti assaggini di vari prodotti locali: baccalà, alici marinate, sarde in saor e via dicendo.
Guidati dalla fame, in quanto arrivati per l'ora di pranzo, abbiamo trovato il "Bacaro alla Ciurma" nel quartiere San Polo. Qui abbiamo gustato degli abbinamenti davvero particolari, il secondo giro di cicchetti lo potete vedere in foto.

Cicchetti alla "Ciurma"

Il prezzo dei cicchetti può variare a seconda del prodotto con cui è farcito, ma la media è di circa 1.50 - 3 euro. Da assaggiare insieme all'ombra, cioè il bicchiere di vino chiamato così perché ai tempi della Serenissima il vino veniva lasciato dagli osti all'ombra per mantenerlo fresco e non farlo deteriorare. Non si può andare via da Venezia senza essere entrati almeno per una sosta.
 
Spritz perché qui lo Spritz è un'icona, non dite in giro che fuori da Venezia un bicchiere di Spritz si paga dai 5 euro in su, vi potrebbero offendere. Lo Spritz a Venezia si paga 2.50 euro. Assolutamente da provare lo Spritz bianco.
Il Gianduiotto. No, non è il famoso cioccolatino, ma è un gelato da passeggio. Lo abbiamo assaggiato da Nico, una bomba atomica di sapore. Prezzo 4 euro, ma una porzione basta anche per 2 persone.

Gianduiotto da passeggio da "Nico"

I tramezzini (tramesin), e non pensate ai tramezzini delle feste scolastiche in gioventù. Questi pesano il triplo e si possono trovare con farciture mai provate prima, come gli sfilacci di carne di cavallo. Noi ci siamo fermati al bar "Alla Toletta". Preparatevi alla fila da fare.

La vetrina del bar "Alla Toeletta"



Passeggiate notturne sui canali, tra ponti e luci che risplendono sull'acqua. La magia di questa città sta negli occhi di chi la guarda.

Piazza San Marco

Ponte di Rialto

San Giuseppe, Tivoli e il finto patrono

Tivoli, la mia città natale, oltre ad essere famosa per le tante Ville romane da visitare, ha anche una particolarità. 
Sapete qual è il Santo patrono di Tivoli? San Lorenzo. Bene, quindi il 10 agosto è festa patronale direte voi? Ebbene no!
Giorno di festa a Tivoli, quando chiudono scuole ed è giorno festivo per tutti, è il 19 marzo, il giorno del mio compleanno. Sì, mi chiamo Giuseppe e sono nato il giorno di San Giuseppe.
Tutto risale al 1895 quando l'allora sindaco G.Battista Giannozzi istituì tre giorni di fiera di merci e bestiame (19, 20 e 21 marzo) per risollevare l'economia della città. Durante tale fiera furono organizzate feste, lotterie e concerti. Dal 1932 le festività si ridussero a soli due giorni, 19 e 20 marzo, tramite un manifesto emesso dal podestà Conte Brigante Colonna. 
Durante la 2^ guerra mondiale, naturalmente, fu sospesa qualsiasi iniziativa e solo nel 1949, grazie al sindaco dott. Ignazio Missoni, i giorni di festa ripresero.
Oggi la fiera si svolge solo nel giorno del 19 marzo, appunto San Giuseppe, ed essendo festa patronale risulta giorno festivo. Nel centro storico di Tivoli viene organizzata una grandissima fiera.
Se passate in quel giorno, non fatevi scappare un assaggio dei buonissimi bignè di San Giuseppe o nella versione più gustosa, zeppole di San Giuseppe.


Tivoli e le sue cascate









L'Abbazia e il Paradiso


Boville Ernica... questa sconosciuta.

Chiedo scusa anticipatamente a chi conosce questa località, ma io fino al 2021 non sapevo nemmeno della sua esistenza. E già, tutto inizia una domenica mattina, quando con la mia dolce metà, decidiamo di visitare l'Abbazia di Montecassino. Un visita davvero spettacolare vista l'imponenza e la storia di questo luogo. L'Abbazia fu bombardata la mattina del 15 febbraio 1944 con ben 453 tonnellate di bombe da parte della forza aerea alleata, già avete letto bene... alleata. L'allora presidente degli Stati Uniti, Rooselvelt, in conferenza stampa dichiarò che tale gesto fu messo in atto in quanto all'interno dell'Abbazia c'erano truppe tedesche senza però fornire prove esaurienti. Ma veniamo a noi, oggi l'Abbazia completamente ristrutturata è uno dei luoghi di culto più importanti del Lazio e merita davvero una visita. L'entrata è gratuita e il parcheggio, di fronte all'entrata, è a soli 3 euro.


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Terminata la visita, essendo ora di pranzo, cerchiamo un posticino dove poter mangiare. Cosa non facile viste ancora le restrizioni Covid-19. Ed è così che, volendo un po' uscire dai soliti menù tipicamente ciociari (cucina ottima), decidiamo di mangiare pesce e finiamo in località Boville Ernica, precisamente al Paradiso22. Mai un nome fu così azzeccato. Seduti, il gentilissimo personale, ci fa presente che, proprio per le restrizioni Covid, non hanno menù alla carta ma solo un percorso degustazione di pesce al costo di 50 euro a persona (4 antipasti, 2 primi, 1 secondo e 1 dolce). Prezzo notevole, certo, ma che è valso fino all'ultimo centesimo. Un prelibatezza per gli occhi e per il palato, presentazione dei piatti curatissima, abbinamenti fantasiosi che rendono ogni piatto unico.

calamaro, peperoni e
ananas caramellate
parfait alla fragola, cioccolato
croccante e mango piccante
salmone, pompelmo, aria di
rapa rossa e ricotta erborinata



Naturalmente con la fine delle restrizioni si tornerà al menu alla carta. Un plauso a questi ragazzi che ci mettono davvero tanto amore e passione. Promossi. 
Se passate di lì, merita una sosta. 



 


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