È settembre e come al solito si va in Grecia, questa volta per la nostra mèta settembrina scegliamo Skiathos. Quest’anno non abbiamo voglia di atterrare, prendere un bus, arrivare al porto, imbarcarci su un traghetto. Un comodo e breve volo diretto di circa un’ora e mezza e voilà!
Ma una vacanza iniziata male può diventare un
modo per conoscere belle persone e fare nuove esperienze? Andate avanti e lo
scoprirete da soli.
LA PARTENZA
Volo FR8998 diretto Roma Fiumicino
Skiathos partenza prevista ore 7:00 del 5 settembre. Per raggiungere
l’aeroporto abbiamo prenotato uno shuttle condiviso con richiesta di venirci a
prendere direttamente sotto casa alle ore 4:45. Un’altra fatica risparmiata
(trasbordo taxi – bus) e anche all’ottimo prezzo di 30 euro. E, invece, il 4
settembre riceviamo una email dove Paganelli ci comunica che il driver arriverà
alle ore 5:20. Li contattiamo subito in modo concitato quando già siamo sul
treno Firenze – Roma, per far presente che il pick up alle 5:20 non è tardi… è
tardissimo!!! Niente da fare: ci viene risposto che sul sito c’è scritto che
l’orario può differire di 30 minuti da quello scelto e si consiglia di
prenotare un’ora di prelievo che sia antecedente di 3 ore rispetto alla
partenza del volo. Naturalmente tutte queste avvertenze non le avevamo lette.
Sempre leggere le avvertenze!
Via con il primo cambio di programma. Il
primo segnale che non sarà una vacanza facile è lampante ma noi non ci badiamo
e tramite combo taxi-Terravision (si, proprio quel trasbordo che si voleva evitare) raggiungiamo
l’aeroporto per la partenza.
Nei giorni prima della partenza avevamo
guardato il meteo per regolarci con l’abbigliamento e non prometteva bene. Nei
primi 2 giorni le icone con nuvole nere e fulmini apparivano in belle vista
sull’app del meteo. Ma cosa vuoi che sia, ma poi è un’isola il tempo cambia
continuamente, ci ripetevamo.
La mattina ad 1 ora dalla partenza le belle
icone delle nuvole e saette erano sempre lì con una bella scritta di fianco:
nubifragio.
La prima cosa che pensiamo è che il volo
venga cancellato per le avverse condizioni meteo e anche per le caratteristiche
dell’aeroporto di Skiathos. Elencato tra i più pericolosi in Europa, è “dotato”
di una pista classificata come stretta e “lunga” dove si atterra a vista.
Lunghezza di solo 1,6 km.
Nonostante tutto l’aereo parte in orario e
questa cosa ci consola perché probabilmente le condizioni meteo non sono così
sfavorevoli.
Circa 1 ora e 45 minuti di volo ed ecco un
altro segnale. Dalla radio ascoltiamo la voce gracchiante del pilota che poi,
chissà perché, quando trasmettono le loro comunicazioni non si capisce niente
(un po' come le ricette dei dottori). Ma in questo caso il messaggio è forte e
chiaro: l’atterraggio a Skiathos è IMPOSSIBILE per la scarsa visibilità,
quindi, si devierà ad Atene! Il comandante, però, ci rassicura: “Entro stasera
vi porteremo a Skiathos. Il tempo di rivedere il piano voli, al massimo 3 ore”.
Innanzitutto ottiene il permesso per
sbarcarci all’aeroporto così da non rimanere chiusi in aereo.
Cosa potrebbe andare storto con un
comandante così premuroso e che poi… sparisce.
Scendiamo, siamo spaesati. Ci fanno
accomodare sulle poltrone del gate n. 28 di Atene in attesa, sono le 10:30
locali. Il gate 28 resterà impresso nella nostra memoria per essere stato il
muro fissato per le seguenti 5 ore!
Il tempo passa, alle ore 13:30 si
registrano i primi cedimenti di nervi (e abbiamo resistito anche tanto, direi).
Nessuna traccia di assistenza Ryanair, né sul posto, né al telefono.
C’è il caos totale, qualche passeggero
inizia a chiamare il numero di assistenza Ryanair per avere informazioni. Chi
risponde non sa nulla, a qualcun altro, proprio sul più bello, cade la linea
mentre è in conversazione.
Sembra che la rivolta sia imminente,
quando…
arriva lei, l’hostess vestita con uniforme
Ryanair, va dietro al banco del chek-in che viene subito assediato. Il nostro
inglese sarà scolastico, ma pure l’hostess ci mette del suo. E chi capisce una
cosa, chi ne capisce un’altra dopo 10 minuti siamo ancora nel pallone.
Il passa parola si diffonde e muta di
volta in volta. Ci portano in bus, in traghetto, non si parte, ognuno ha la sua
versione. Siamo al collasso e infatti all’improvviso un urlo, l’hostess è al limite
e urla contro i passeggeri chiedendo la calma.
Poi arriva il verdetto: chi vuole può imbarcarsi
immediatamente a Roma con il prossimo volo Rynair per poi ritornare il giorno
dopo. COSAAAA???? Solo il pensiero di rialzarci alle 3, rifare tutta la trafila
taxi – terravision – aereo mi fa sembrare più comodo anche il Gate 28! Quindi
scegliamo senza indugio l’altra soluzione: attendere un autobus che ci porterà
al porto (3 ore di strada) per poi prendere il traghetto per Skiathos (2 ore di
traversata). Verremo poi a sapere che il porto è impraticabile per il
minaccioso uragano Madicane che si è abbattuto sull’isola.
Non abbiamo dubbi. Nessuno ci rovinerà la
vacanza. Restiamo. Insieme a noi un’ottantina di passeggeri su circa 180 decide
di rimanere.
Tempo 10 minuti e le condizioni Ryanair
cambiano. Chi ha deciso di rimanere sarà alloggiato, a spese della società, ad
Atene e domattina verrà portato a Skiathos sempre con autobus e traghetto.
L’hostess registra i nomi di chi rimane e
dà indicazioni su dove attendere l’autobus. Le parole chiave sono “bus”,
“upstairs” e “tickets sale”. Ora capite bene che un aeroporto è solo scale e
rivendite di biglietti, quindi inizia la caccia al tesoro.
Proviamo varie strade, saliamo, scendiamo,
chiediamo al personale dell’aeroporto, ognuno ci fornisce una riposta ed un
luogo differente.
Nulla, non riusciamo a trovare il punto X.
Iniziamo a mettere in pratica le nostre capacità di sopravvivenza da aeroporto per
non perdere definitivamente la bussola. Iniziamo a riconoscere qualche volto
che era al gate, ci incontriamo, ci scambiamo informazioni e ci coordiniamo
“Tu, sali sopra; voi, aspettate qui; tu, guarda se riconosci qualcuno”. Perché
c’è anche da considerare che ancora non ci siamo inquadrati proprio bene, bene,
e il rischio di seguire qualcun altro è alto!
Siamo una decina e decidiamo di fermarci
fuori dove passano gli autobus di linea pensando che qualcuno avendo registrato
i nomi di chi deve salire sull’autobus inizi a farsi qualche domanda.
Una delle passeggere si stacca dal gruppo
in avanscoperta, gli altri mantengono la posizione. Poi la notizia, la
passeggera ha trovato altri del gruppo che hanno scovato la famosa rivendita.
Ci fanno strada ed eccola lì con la sua scritta “Ticket Sales”. Il personale
preposto ci riprende i nomi e ci comunica di recarci alla piattaforma n. 5 in
attesa dell’autobus… che non arriva.
Giunge invece un’altra persona che dice di
seguirlo, ormai è un escape room, indizi per essere liberi. Non ci danno punti
di riferimento né su dove ci portano né sul nome dell’albergo, manca solo un
cappuccio in testa tipo sequestro.
Arriviamo in un piazzale, ci fermiamo.
Vediamo un autobus fermo. Sarà lui. Questa volta sembra la volta buona,
ripartiamo e la direzione è verso l’autobus. Ci fanno salire, qualcuno rimane a
terra in attesa di un altro bus, non capiamo perché visto che l’autobus è mezzo
vuoto. Si parte, meta ignota. Sicuramente ci porteranno in uno di quegli hotel
tristi vicino all’aeroporto, ai confini della realtà.
E, invece, l’autobus si allontana sempre
più, percorre l’autostrada, di fronte ad uno svincolo si alza un “Oooooooh”
tipo “ola” e… sìììììììì: direzione Atene Centro! Con grande sorpresa ci
dirigiamo al Divani Caravel Hotel 5 stelle, a 2 km dal Monastiraki, il centro
di Atene.
Scendiamo e ci dirigiamo alla reception,
si crea un gruppo whatsapp per scambiarci le informazioni “Gli sfollati di
Skiathos”.
Ci assegnano le camere accompagnati da
un'altra comunicazione che è musica per le nostre orecchie: “la cena è servita
dalle 19 alle 22”. Siamo sfiniti e
affamati, doccia e subito a cena. Si mangia davvero bene. Ci sediamo con una
coppia di ragazzi e iniziamo a conoscere i nostri compagni di viaggio e
disavventura.
Al rientro in camera, un nuovo indizio.
Mentre creiamo gruppi virtuali tecnologicamente avanzati, Ryanair con mossa a
sorpresa old style ci invia informazioni con metodi da 5^ elementare. Sotto la
porta è stato infilato un foglio A4 con scritto a caratteri cubitali che
domattina alle 9:30 ci sarà un autobus che ci porterà al porto per prendere il
traghetto.
GIORNO 2 - ATENE. SI PARTE O NO?
Mega colazione dolce e salata, quasi un
pranzo. Ci rechiamo alla hall per le 9:30 con valigie a seguito ed eccoli, già
in moto da provocare livelli di idrocarburi oltre la soglia limite, i due
autobus che ci porteranno al porto di Volos. Carichiamo le valigie, saliamo,
prendiamo i nostri posti e tutti composti aspettiamo di partire.
Ore 9:45, autobus fermo davanti l’albergo
ed accesso, il gas di scarico ha saturato l’interno del mezzo e decidiamo di
scendere. Inizia a piovere, piano, lento, poi forte e fortissimo. I vani porta
valigie sono rimasti aperti ed i primi bagagli iniziano a bagnarsi. Uno di noi
prende coraggio e sotto l’incessante pioggia chiude gli sportelli. Le valigie
sono salve. Noi non si sa.
Guardo gli orari dei traghetti su Google.
Non ci sono traghetti previsti in giornata, il primo disponibile è domani. Il
porto di Volos è inagibile.
Ore 11:30, Ryanair comunica che riserverà
delle stanze anche per stanotte nello stesso albergo. Capiamo che è un ottimo
pretesto per visitare anche Atene. Alla velocità della luce scarichiamo le
valigie e torniamo su in camera che è in fase di pulizia. Lanciamo
letteralmente le valigie dentro la camera e partiamo.
Parlando con due ragazzi del gruppo, ci
dicono che ogni ora in piazza Syntagma c’è il cambio della guardia. Se ci
sbrighiamo, facciamo in tempo per il cambio di mezzogiorno. Ci dirigiamo, a
piedi, verso la piazza e alle 11:56 siamo lì in perfetto orario. Alle ore 12:00
puntuali arrivano gli Euzoni che danno il cambio a quelli già presenti. Un
cambio della guardia in tipico stile greco, lento, lentissimo, quasi 9 minuti
di attività. Molto spettacolare e particolare. È qui che capiamo il senso di
quanto detto da un impiegato del porto che, tanti anni fa, di fronte alle
lamentele dei viaggiatori per il ritardo del traghetto, disse: “E cosa essere
tre ore di ritardo per la Grecia!”. Qui non si deve avere fretta, inserire
“modalità Grecia”.
Finito il tutto ci dirigiamo verso la
caotica Monastiraki, tra negozi di souvenirs, vecchie chiesette e scorci dal
basso dell’Acropoli.
Rientriamo per il pranzo in hotel in metropolitana, appena 2 fermate, e decidiamo, insieme ad una coppia del gruppo, di andare nel pomeriggio a visitare l’Acropoli di Atene.
Perfetto, come potrebbe andare
peggio?
Potrebbe piovere (cit. Frankestein jr.).
Verso le 15:00 usciamo tutti e quattro e
su loro indicazione facciamo una deviazione verso Panathenaic Stadium, lo
stadio dove sono state svolte le prime olimpiadi moderne in Grecia. Davvero
spettacolare e suggestivo.
Proseguiamo per l’Acropoli ed il cielo
inizia a gonfiarsi. Da previsioni meteo, la pioggia è prevista per le 17:00,
siamo all’Acropoli per le 16:15 in netto anticipo sul temporale. Prezzo di
entrata 20 euro, il cielo è nero. Zeus inizia a farsi sentire, ma noi
proseguiamo imperterriti. I lampi spaccano il cielo in verticale poi in
orizzontale, fa paura. Riusciamo a girare tutta l’Acropoli. Il bel teatro di
Erode Attico perfettamente conservato, il Partenone e l’Eretteo con le
cariatidi che fanno da colonne.
Le prime gocce d’acqua iniziano a
cadere, è ora di andare. Con passo svelto ci dirigiamo verso la metro di
Monastiraki circa 600 metri. I 600 metri più lunghi della nostra vita. Inizia a
piovere tantissimo, ci ripariamo sotto dei balconi, ma l’acqua con delle
direzioni fisicamente impossibili riesce ad arrivare anche lì. Decidiamo di
uscire allo scoperto ed arrivare alla metro.
Riusciamo ad entrare in metro quasi
asciutti, di nuovo 2 fermate e siamo alla stazione di Evangelismos a circa 600
metri dall’hotel. Ci rechiamo all’uscita che essendo in basso è diventata un
torrente, l’acqua entra nella metro e dal tetto della stazione scende l’acqua
tipo cascate.
Passo svelto, ormai pronti a bagnarci, e
puntiamo verso l’hotel. Attraversiamo ruscelli formatisi nelle strade,
pozzanghere grandi come laghetti e arriviamo bagnati che più bagnati non si
può. Mai tempismo fu più indovinato, dopo 10 minuti la metro viene chiusa per
inondazione. Anche Atene è sotto l’acqua.
In camera a suon di phon asciughiamo i
vestiti mentre un doppio arcobaleno sembra dare qualche speranza per il giorno
che verrà.
Cena e a letto. Nessuna notizia mediante
lettere o aeroplanini di carta da Ryanair.
GIORNO 3 - SEMPRE ATENE - GLI ABUSIVI.
La mattina, scendiamo per la colazione,
qualche chiacchiera con i nostri compagni di viaggio e poi cerchiamo di capire
cosa ha deciso la compagnia aerea per oggi. Sul gruppo whatsapp arrivano
messaggi allarmanti. Alle 11:00 bisogna lasciare le camere ma nessuno sa per quale
motivo.
Ce lo spiega subito dopo il gentile
personale dell’hotel, Ryanair non ha comunicato nulla circa la giornata odierna
e alle 11:00 appunto bisogna lasciare la camera.
Inizia nuovamente il panico, qualcuno
stanco di questa storia decide di modificare il volo di ritorno. Altri
prenotano traghetti per andare in altre isole, altri ancora pensano di tornare
a casa. Noi no; ed insieme a noi un sparuto numero di passeggeri resiste. In
pieno pathos greco ci sentiamo come i 300 spartani alle Termopili (non certo
per gli addominal) contro il minaccioso re Serse, il nostro Serse è Ryanair.
I telefoni chiamano in ogni dove,
addirittura si prova a contattare il Consolato. Provo a chiamare l’assistenza
Ryanair dove un monotono operatore mi dice ripetutamente di prendere qualsiasi
mezzo a mie spese per raggiungere Skiathos e poi compilare un fantomatico
modello con una sigla strana per richiedere il rimborso. Già so che quell’eventuale
rimborso non arriverà mai. Ormai in piena euforia battagliera minaccio di
chiamare la polizia greca per farla venire in hotel. Poi ripensandoci sarebbe
equivalso a chiamare il fruttivendolo di fronte l’albergo.
Poi, all’improvviso, mentre eravamo
riuniti per cercare una soluzione, questa arriva come una manna dal cielo via
sms. Ryanair, che nel frattempo ha deciso di utilizzare mezzi più moderni,
comunica che la stanza è confermata anche per stanotte. Sono le ore 13:00.
Dritti a mangiare e poi Museo Archeologico Nazionale di Atene.
Nel frattempo cerchiamo di avere notizie
del nostro studio prenotato a Skiathos tramite l’host Michael. Via email e via
sms nessuna risposta, giungono notizie che sull’isola manca acqua e corrente
elettrica. La situazione si fa seria.
Finalmente Michael ci contatta, il nostro
alloggio è salvo e non ha subito danni, la città è in lieve ripresa. La cosa ci
rincuora e siamo ancora più decisi ad andarci a costo di spalare il fango e
dare una mano.
Visitiamo il Museo Archeologico Nazionale,
entrata 6 euro. Davvero molto bello. Assolutamente da vedere la maschera in oro
di Agamennone e tutti i monili in oro rinvenuti nel tesoro delle tombe reali di
Micene.
Dopo il dovere il piacere. Ci vediamo in
centro con una coppia di ragazzi per un fresco Nescafé Frappé da Louis Bistrot
a Monastiraki.
Durante la cena in albergo Ryanair, che
ormai ci ha preso gusto a mandare sms, ci comunica che la mattina seguente,
alle ore 6:30, di fronte l’hotel ci saranno gli autobus che ci porteranno al
porto di Mantoudi e da lì un traghetto, previsto per le ore 11:00, ci
trasporterà a Skiathos.
Sentiamo che stavolta è la volta giusta.
GIORNO 4 - IL TRASPORTO
Ore 6.30 gli autobus ci sono, colazione
veloce e saliamo. Conteggio, dovremmo essere 56 persone, siamo 34. Ormai è
saltato qualsiasi schema o forma di organizzazione, ci contiamo tra di noi,
sottraiamo chi si è organizzato in altro modo. Più o meno ci siamo. Si parte.
Chi c’è, c’è!
Ci godiamo l’alba e la città di Atene che
si risveglia, in circa 2 ore siamo al porto di Mantoudi. C’è un piccolo chiosco
e una specie di copertura per attendere i traghetti. Ci siamo noi e gli autisti
dell’autobus. Il mare è grosso, troppo grosso per essere in un porto.
Che poi porto è una parola grossa per
definirlo, diciamo una banchina fronte mare.
Il nostro traghetto è Agios Nikolas
Elisabeth 2 delle ore 11:00.
Verso le 10:15 in lontananza si vede
qualcosa. Diventa sempre più definita. Un barcone, arrugginito, dondolante, in
balia delle onde.
Non può essere il nostro, non è un
traghetto.
Si avvicina e si inizia a leggere il nome
Elisabeth ma non c’è il numero 2. Speriamo che non sia lui ma al porto ci siamo
noi, due autobus, due autisti e la barca che a fatica riesce ad ormeggiare. Quindi il cerchio si stringe.
Prendiamo subito 2 pasticche per il mal di
mare, mai decisione fu più giusta.
Si parte, si dondola. Arriviamo in mare
aperto, si balla e non un ballo liscio, si balla il rock e n’roll.
Stavolta è Poseidone a non volerci, ma
ormai ci siamo, sembra quasi di toccarla l’isola. Lì, dietro quelle onde, ci
aspettano gyros pita e pesce fresco.
La barca si impenna, noi rimaniamo fuori
all’aperto per prendere aria. Chi ha deciso di andare all’interno per stare più
riparato inizia a sentire i primi sintomi del mal di mare.
Vediamo persone con facce bianche che
escono dall’interno della barca. Altri si sdraiano sulle panche cercando
sollievo, altri puntano con lo sguardo un punto fisso all’orizzonte per non
guardare le onde che fameliche invadono la poppa della nave.
È un brulicare di persone dell’equipaggio
che porta buste ai passeggeri al culmine della sopportazione e offre gomme da
masticare contro la nausea. Il dio del mare ci prova ma tutti, più o meno,
resistiamo e ci avviciniamo nella zona più riparata. Il mare si addolcisce e i
delfini si avvicinano alla nave e ci fanno strada. Si inizia a vedere la sagoma
dell’isola. È lì di fronte a noi, è verde e vicina è… troppo grande. È
Skopelos.
Il traghetto farà una sosta per caricare
altri passeggeri. Salgono, la barca si riempie, fa manovra, riparte e dopo 30
minuti finalmente la vediamo. Ora sì che è quella giusta è finalmente la tanto
agognata Skiathos.
Mentre attracchiamo notiamo che è tutto
normale. Le persone sono sedute ai tanti bar del porto a bere, sul lungomare
passeggiano ma soprattutto c’è un bel sole.
Scendiamo e chiamiamo Michael che in un
inglese peggiore dell’hostess di Atene ci dice che ci attende vicino all’Alpha
Bank sul porto con un Fiat Van.
Per i pochi rimasti si crea un sottogruppo whatsapp “Noi di Skiathos”, ormai è più un tour organizzato.
Troviamo Michael che ci porta all'appartamento, in due sul motorino senza casco. Adoriamo la libertà “ελευθερία” greca.
Ci fa presente che il wifi non funziona
perché il maltempo ha fatto grossi danni ma che in serata provvederà a
ripristinare il tutto. Però una volta entrati c’è qualcosa che non va, ma non
capiamo cosa. Dopo pochi minuti capiamo cosa è.
Dalle foto che abbiamo non sembra essere
l’appartamento prenotato. Il nostro è vista mare, questo vista tetti. Il nostro
ha un balcone con ringhiera azzurra, questo ha una ringhiera nera.
Scendiamo per andare a mangiare e
incontriamo Michael che prontamente era andato ad acquistare un nuovo router e
chiediamo delucidazioni. Il nostro appartamento è stato reso inagibile
dall’uragano e ha dovuto darci questo e ci chiede scusa. Ci
sembra un pretesto e dopo qualche insistenza, la mattina seguente ci fa
cambiare l’appartamento con uno all’ultimo piano con una vista spettacolare.
Devo dire che Michael è davvero una brava persona che si mette a totale disposizione
dei suoi clienti. Quindi, come non perdonargli tutto? Anche il fatto che sia
convinto che Al Pacino è italiano.
Per il pranzo scegliamo al No Name in
centro ma una volta arrivati vediamo che è chiuso perché colpito duramente
dall’uragano. Ripieghiamo su Yanni’s Place sempre in centro. Pita Gyros buona
ma mancava un po’ di spinta, soddisfatti ma non troppo. Prezzo 7,5 euro.
Passeggiando per il centro notiamo i danni
dell’uragano, qualche locale sta ancora pulendo il fango e qualche marciapiede
è inagibile ma tutto è quasi ripristinato. Sicuramente la situazione è molto
meglio rispetto a quello che avevamo immaginato.
Giriamo un po’ per il centro pieno di negozi, imbocchiamo qualche vicolo e poi ritorniamo nell’appartamento per una doccia.
Programmiamo la giornata di domani in quanto non tutte le spiagge sono
accessibili e non avendo preso l’automobile a noleggio ci spostiamo con il comodo
bus.
Per la cena puntiamo su Mouragio,
ristorante frequentato anche da greci con prezzi ragionevoli. Degno di lode il
calamaro ripieno di feta morbido e saporito. Prendiamo anche pomodori e
peperoni ripieni di riso. Alla fine del pasto ci viene offerto il gelato, 2
mini magnum.
Per finire la giornata un bel giro serale
per il centro di Skiathos, dove perdersi nei vicoli in cerca di colori e
sfaccettature sempre nuove.
GIORNO 4 - CAMBIO APPARTAMENTO, ISOLOTTI,
AEREI E SPIAGGE.
Usciamo per la colazione, Michael esce
dall’ufficio e con fare sospetto da trafficante di armi portandosi il dito al
naso per dirci di non fare rumore ci dice che ci darà l’appartamento all’ultimo
piano. Contenti prendiamo le valigie e ci spostiamo. Vista spettacolare.
Per la colazione ci imbattiamo e ci
innamoriamo di Naval. In una piccola piazzetta troviamo un pergolato con tanti
tavolini per fare colazione. Prendiamo due yogurt con frutta e miele.
Finita la colazione andiamo verso Bourtzi.
Questa è stata una fortezza veneziana costruita
nel 1207 dai fratelli Gizzi con lo scopo di difendere Skiathos
dalle continue incursioni dei pirati. Presentava mura suggestive che la
proteggevano e due torri a scopo difensivo su entrambi i lati dell'ingresso.
Si suppone che all'interno della fortezza
si trovasse anche la piccola chiesa in onore del protettore dei veneziani,
Agios Georgis.
Con l'arrivo dell'ammiraglio Francesco
Morozini nel 1660 la fortezza venne completamente distrutta.
Nel frattempo i turchi cercarono di invadere l'isola di Skiathos e ci
riuscirono occupandola fino al 1823. Quando l'isola non fu più sotto la
dominazione turca si iniziò a progettare il primo ospedale e venne utilizzata
come luogo di quarantena per i malati.
Giro spettacolare dove vedere da vari lati la città di Skiathos. Se andate
verso il locale che si trova sull’isola troverete una scala che vi porterà in
basso su una piattaforma di pietre dove poter fare in bagno.
Dopo un po’ di cultura ci vuole un po’
di leggerezza e dove trovarla se non all’Aeroporto di Skiathos?
Cerchiamo su Google gli orari degli arrivi dei voli in tempo reale e ne dovrebbe arrivare uno tra poco tempo. Facciamo un bel chilometro a piedi e arriviamo a bordo pista e dopo circa 15 minuti eccolo che arriva. Ci giriamo verso l’aeroplano che arriva, è sempre più vicino, è troppo vicino. Vola così rasente le nostre teste che ci sembra di poter toccare le ruote! Una cosa da provare assolutamente.
Tempo di mare, iniziamo a vedere qualche
spiaggia. Sul gruppo whatsapp arrivano notizie ed informazioni sulle spiagge
agibili, su quelle attrezzate e su dove mangiare. Tripadvisor scansati!!!
Andiamo verso Koukounaries Beach in autobus, fermata n. 26. Effettivamente il servizio autobus dell’isola è efficientissimo. Dalla stazione degli autobus, ogni 15 minuti, parte un bus che fa 26 fermate coprendo tutte le spiagge. Il prezzo del biglietto varia a seconda della distanza dai 2 ai 3 euro.
La spiaggia è molto bella anche se si
intravede il residuo del fango portato a mare. Tempo di un bel bagno un po’ di
sole e cerchiamo dove si può vedere un bel tramonto. Proprio dall’altra parte
della spiaggia si trova la famosa Banana Beach e proprio qui è uno dei punti
dove si può assistere al tramonto.
Prendiamo gli zaini e a piedi, circa 1 km, proviamo ad andare a Banana Beach. Una lunga salita e poi una discesa, passiamo all’interno di un complesso di moderni appartamenti con piscina, poi all’interno di un ristorante e ci troviamo dall’altra parte. Banana Beach.
La spiaggia è distrutta e anche lo stabilimento che ci si trova, le ruspe sono a lavoro per smuovere mucchi di terra dovuti alla frana. Non ci perdiamo d’animo, uno slalom tra le ruspe al lavoro e troviamo un lembo di spiaggia decente. Arriva il tramonto. Non c’è più niente intorno a noi, non sentiamo nemmeno più le ruspe.
Risaliamo tra i detriti dello
stabilimento e gli ombrelloni in paglia spazzati via e ritorniamo alla fermata,
direzione Skiathos. La fame inizia a farsi sentire.
Per la cena abbiamo voglia di mangiare pesce e scegliamo Bakaliko, un po’ fuori dal centro su un lungomare pieno di ristoranti. Ci danno un bel tavolo vista mare e prendiamo una frittura di calamari e una porzione di cozze al vapore. Entrambe buone ma cozze davvero squisite. Anche qui parecchi greci a cena.
GIORNO 5 – SKIPPER
Mattinata con colazione da Foodie Café,
proprietario molto simpatico che elogia i suoi cornetti e il suo cappuccino
Italian Style. Gli diamo fiducia, cornetti molto buoni, cappuccino discreto.
Con l’ordinazione ci viene portata anche una bottiglietta d’acqua. Davvero
gentili.
Di nuovo alla stazione del bus, stavolta
per andare a Vromolimnos Beach. Scendiamo alla fermata n. 13 e il controllore
ci fa segno di andare dritti e dopo 300 metri a sinistra per scendere in
spiaggia. Sosta al supermercato vicino la fermata dove compriamo torte salate
al formaggio e agli spinaci più qualche biscotto spezza fame.
Svoltiamo a sinistra e iniziamo a scendere e troviamo una nuova biforcazione. Mentre cerchiamo di orientarci per capire quale strada prendere un piccolo Jack Russel si avvicina a noi e inizia a farci strada. Non ci crederete ma ci ha portato fino alla spiaggia e ogni tanto si fermava per aspettarci. Abbiamo anche provato a far finta di andare via tornando indietro e lui ci seguiva, Davvero fantastico.
Capiamo che si chiama Skipper dalla
medaglietta che ha al collo e una volta arrivato con noi in spiaggia inizia lo
sballo. Il cagnolino inizia a correre avanti e indietro seguendo i motoscafi
che sfrecciano in mare. Gli tiravamo ramoscelli e correva per riportarli
indietro. Ho condiviso con lui la torta al formaggio e prosciutto facendogli
segno di stare seduto e lui obbediva. Un vero spasso. Dopo averlo visto scavare
un centinaio di buche, fare una decina di chilometri di corsa e riportato
indietro svariati bastoni, verso le 16:00 riprendiamo l’autobus per tornare a
Skiathos. Salutiamo Skipper e partiamo.
Oggi il sole è davvero cocente ed arrivati
in centro prendiamo un fresco Nescafé Café da Portobello. Non dei migliori,
forse troppo ghiaccio.
Per la cena invece proviamo una taverna
greca in uno dei vicoli del centro, Varthalamis Taverna. Moussaka degna di nota
e un buonissimo piatto a base di carne di manzo con pomodoro e pasta tipo
risoni. Entrambe ottime. Anguria e liquore Mastika offerti a fine cena.
Personale gentile e simpatico.
GIORNO 6 – MONASTERO E SPIAGGIA
Svegli di buon’ora decidiamo di andare a
visitare il Monastero di Evangelistria. Ma prima, colazione e ci serviamo di
nuovo da Foodie Café ma stavolta prendiamo lo yogurt greco con noci e miele.
Fantastico, uno dei più buoni mai assaggiati. Denso e robusto con la giusta
quantità di noci.
Studiamo il piano per arrivare al
Monastero e veniamo a sapere che causa frana l’autobus non è disponibile.
Proviamo a chiedere ad un taxi che ci dice che di solito il prezzo è 10 euro
ma, visto che deve aggirare la frana e la strada è più lunga, il prezzo sale a
20 euro.
Decidiamo che l’unico modo è noleggiare
un’auto. Proviamo con vari Rent Car ma tutti ci chiedono dove dobbiamo andare
perché il nord dell’isola non è percorribile e quando diciamo che vogliamo
andare al Monastero ci vogliono dare per forza la jeep a 60 euro. Qualcosa non
ci torna. E qual è il modo per sapere se la strada è percorribile? L’aiuto dei
nostri compagni di viaggio. Mandiamo un messaggio whatsapp ad una coppia che ci
dice che basta fermare la macchina a pochi centinaia di metri dal Monastero e
poi farla a piedi, il tutto è fattibile anche con una piccola auto.
A questo punto facciamo entrare in campo
il jolly, Michael. Chiediamo se conosce qualcuno che ci può dare l’auto per un
giorno. Ci manda da un certo Nikolas, detto Nick the Greek, e prendiamo una
Peugeot 108 con copertura Kasko a 35 euro. Ci dirigiamo verso Evangelistria.
Pochi minuti d’auto e ci siamo. Fermiamo
l’auto a ridosso della frana e proseguiamo a piedi. 10 minuti di camminata e
arriviamo al Monastero.
È dedicato all’Annunciazione della Vergine
Maria ed è un tripudio di colori e piante.
All’interno del negozio è possibile
acquistare prodotti quali, miele, olio, olive e vari liquori.
Salendo delle piccole scale invece si
arriva all’Athos Café una caffetteria nel verde con una splendida vista sul
mare dove poter rinfrescarsi con qualche bevanda o mangiare qualcosa. Come al
solito optiamo per un Nescafé Café, molto buono, con il quale ci vengono
portati anche vari biscotti. Prezzi più che ragionevoli, costo 6,50 euro in
totale per i Nescafé ed una bottiglietta d’acqua. Mentre sarete immersi nella
pace e nella tranquillità del verde e starete assaporando qualcosa degli audaci
gatti verranno a farvi compagnia salendovi in braccio per farsi fare delle
carezze e cercando di scroccare un po’ di cibo.
Riscendiamo verso la macchina e avendola a
disposizione andiamo a visitare altre due spiagge.
Piccolo controllo sul gruppo whatsapp e
vediamo che Troulos Beach è in perfette condizioni e non c’è vento. Oggi è
molto ventoso.
Altri pochi chilometri in macchina e ci
siamo. Acqua splendida e temperatura perfetta. Un bel bagno rinfrescante, un
po’ di sole qualche foto e la fame si fa sentire.
Sulla spiaggia ci sono molte taverne, noi
scegliamo Taverna Paralia e prendiamo due pita assaporandole vista mare. Prezzo
irrisorio per la bontà ed il posto. Totale 7 euro.
Non rimane che vedere un’ultima spiaggia e
proviamo verso Agia Eleni Beach. Anche qui mare fantastico anche se ha
risentito di più dell’uragano. Ci rilassiamo un’oretta in una piccola
insenatura di roccia sulla sabbia e ripartiamo verso Skiathos con qualche foto
d’obbligo strada facendo.
Per la sera scegliamo di nuovo Bakaliko,
però al nostro arrivo non ha più tavoli vista mare, c’è il pienone. Prendiamo
una rana pescatrice al saganaki e un polpo al vino rosso. Un mezzo litro di
bianco che va giù come acqua. Tutto molto buono. Un locale che merita.
Giro in centro per scoprire qualche angolo nascosto e poi a dormire perché bisogna arrivare
in aeroporto presto in quanto il check in online non funziona e ci hanno
registrato per farlo gratuitamente al desk. Tanto per finire in bellezza.
GIORNO 7 - IL RITORNO
Il gentile Michael si offre per venirci a prendere per portarci in aeroporto, sono solo 1,5 chilometri, ma ci dice che verrà lui. Sveglia alle 7:30 e ci godiamo l’ultima alba dal balcone, Micheal alle 8:00 è puntualissimo.
Il tutto accompagnato da un’ultima,
sottile incertezza. Il check-in online non funziona a nessuno di noi, ci appare
un bel messaggio di “ERROR”. Ci dirigiamo un po' timorosi al bancone del
check-in dove al motto di “ERROR – NO PAY” otteniamo la nostra agognata carta
d’imbarco! Superiamo i controlli di rito e in attesa dell’aereo facciamo
qualche chiacchiera con i nostri compagni di viaggio ripetendoci che siamo
stati fortunatissimi. L’aereo è in
perfetto orario e questa volta atterra nell’aeroporto giusto.
Di un viaggio (dis)organizzato come questo
che non poteva riuscire meglio, ci rimane tanto. Ci rimane l’aver conosciuto
delle persone con cui fino al giorno prima non avevi nulla in comune eppure
sembrava di conoscerle da tempo. Ci rimane l’aver visto persone sconosciute
aiutarsi anche nelle piccole cose come portare una valigia. Ci rimane la
felicità di aver vissuto una splendida esperienza, anche se un po’ movimentata.
Come detto, forse qualche dio greco non ci voleva, ma gli altri dei tifavano
per noi e tra questi c’era sicuramente Eudemonia la dea della felicità.